sabato 14 marzo 2020
Madagascar: felicemente me stessa
Era da troppo che non mi sentivo così, libera e indipendente da mode, giudizi e critiche silenti di coetanei la cui unica ambizione nella vita è postare storie su Instagram. Era dalla fine dell’infanzia che non incontravo la me bambina, la mia versione più bella e genuina, capace di incantare tutti con un sorriso e far tremare chi è accecato dal cinismo e dall’egoismo.
Madagascar per me ora è un’idea di vita, una filosofia che ti rimbomba nel cuore come il ritmo delle canzoni malgasce: vivi e sorridi, vivi giorno per giorno ciò che Dio ti offre e sii grato per ogni momento. Vivi, vivi, vivi. Perché il tempo è troppo breve per passarlo a lamentarsi, a essere tristi o a girarsi i pollici. Vivi come quei bambini magri, dagli occhi nocciola e con i piedini sporchi di sabbia, sabbia che incarna il loro legame con la natura, con le pulsioni di vita della loro terra, che è essa stessa vita ed energia. Il Madagascar è un bambino giovane e vivace, colorato e pieno di vita, che ha voglia di giocare, cantare, urlare con gli amici e competere con loro, per dimostrare a tutti chi sia il più forte, il più vivo. L’Italia è una anziana signora impigrita, che ha paura di vivere e di confrontarsi con l’altro. I bambini sono tutti uguali, belli e pieni di cose, giochi, vestiti, tutto. Ma quando gli viene strappato un pezzo di sana innocenza e amore per la natura primordiale dell’uomo di giocare, ridere di gusto e saltare di gioia, allora ecco che il bambino si trasforma in un piccolo adulto che non ha nulla di innocente, eccetto il fatto di aver perso la capacità di sognare.
Madagascar per me ora è un’idea di vita, una filosofia che ti rimbomba nel cuore come il ritmo delle canzoni malgasce: vivi e sorridi, vivi giorno per giorno ciò che Dio ti offre e sii grato per ogni momento. Vivi, vivi, vivi. Perché il tempo è troppo breve per passarlo a lamentarsi, a essere tristi o a girarsi i pollici. Vivi come quei bambini magri, dagli occhi nocciola e con i piedini sporchi di sabbia, sabbia che incarna il loro legame con la natura, con le pulsioni di vita della loro terra, che è essa stessa vita ed energia. Il Madagascar è un bambino giovane e vivace, colorato e pieno di vita, che ha voglia di giocare, cantare, urlare con gli amici e competere con loro, per dimostrare a tutti chi sia il più forte, il più vivo. L’Italia è una anziana signora impigrita, che ha paura di vivere e di confrontarsi con l’altro. I bambini sono tutti uguali, belli e pieni di cose, giochi, vestiti, tutto. Ma quando gli viene strappato un pezzo di sana innocenza e amore per la natura primordiale dell’uomo di giocare, ridere di gusto e saltare di gioia, allora ecco che il bambino si trasforma in un piccolo adulto che non ha nulla di innocente, eccetto il fatto di aver perso la capacità di sognare.
Ho voluto sottrarre a quei centinaia di occhi nocciola un po’ di vita e di innocenza, per curarmi dentro un morbo che si era radicato in me: il morbo dell’insicurezza, dell’oblio di me stessa, della paura di buttarmi nella vita e farne un bellissimo capolavoro. Questa boccata di aria fresca, l’aria del Madagascar, mi ha giovato a tal punto che ogni peso mi è sembrato una piuma, ogni insicurezza un punto forte di me di cui essere orgogliosa e ogni dubbio su chi fossi una certezza. Sono una ragazza che ama donare sorrisi, essere un punto di riferimento per un gruppo di bambini malgasci che la stimano senza nemmeno conoscerla. Quanti di noi si sentono inutili in questa vita? Quanti poco apprezzati per quello che sono, per le loro piccole doti, che reputano inutili?
Laggiù non servono lauree, master, non serve essere uno sportivo agonista, una top model di prima categoria, non serve parlare dieci lingue nè tanto meno avere abilità eccezionali in qualcosa. In Madagascar, in Africa, in missione basta essere se stessi. Senza maschere, senza filtri, senza “mi piace”. Se a casa ci si sente perennemente sotto il giudizio altrui, ci si mette sempre in discussione, in missione ti vedi per come sei realmente e ti soddisfi. Sei felice, sei di nuovo bambino. Un bambino in mezzo a loro, i tuoi eroi.
Quando torni tutto ti sembra grigio, hai il mal d’Africa. Ti manca quella sensazione di libertà, essere fuori dagli schemi. E la maggior parte dei volontari si lascia di nuovo sotterrare dalle mille paranoie che laggiù sembravano assenti. Mai lasciarsi sovrastare! Bisogna guardare ai problemi e.. ballarci su, come facevano quei fenomenali ballerini malgasci. Ballare e ridere, essere felice di quello che si ha e mai darlo per scontato.
Ora più che mai, in questa tragica situazione di malattia e pandemia, rinchiusi nelle nostre case, comprendiamo quanto di solito siamo fortunati e liberi, non ci manca nulla eppure ci lamentiamo sempre. Forse bisognerebbe fermarsi un attimo, come abbiamo fatto ora, non per misure di sicurezza “obbligate”, ma per comprendere che siamo fortunati e nella sfortuna l’arma migliore è sorridere e essere coraggiosi, vivere e non morire lentamente dentro noi stessi.
È questa una riflessione che spesso mi suscitano i ricordi del mio viaggio in Madagascar, un viaggio di vita prima che una missione, che di sicuro mi accomuna a ogni volontario che si rispetti.
Nella speranza che presto le nostre ordinarie piccole libertà ci vengano restituire, consiglio a tutti di approfittare di questo tempo in quarantena per tornare bambini e giocare con le proprie doti, stare con i propri cari ed essere semplicemente se stessi, come ogni malgascio che si rispetti. Buon ritorno all’innocenza, buona vita!
Carlotta Roncoroni